lunedì 18 marzo 2013

Torino nella Restaurazione

Il 30 agosto del 1815 si decise di costruire sulla sponda destra del Po una chiesa in ricordo e ringraziamento del ritorno della dinastia sabauda. La chiesa detta Gran Madre di Dio e sul fronte si possono leggere le parole “Ordo populusque Taurinus ob adventum Regis” (la città e il popolo di Torino per il ritorno del re).

Nel 1821 la tensione tra progressisti e reazionari si accentuò a seguito degli avvenimenti europei, nei primi giorni del marzo 1821 iniziò il moto rivoluzionario chiedendo la proclamazione della costituzione spagnola anche in Piemonte e la guerra contro l’impero Asburgico, il 12 marzo la cittadella di Torino si unì al moto di rivolta. Lo stesso giorno Vittorio Emanuele I scelse di abdicar in favore del fratello Carlo Felice.

Carlo Felice, il nuovo re, che amava poco Torino, istituì un regime autoritario e bigotto dove polizia e chiesa soffocavano ogni accenno di idee progressiste. L’Università venne chiusa nell’aprile del 1821 perché considerata crogiolo di idee pericolose, censurati libri e giornali. Egli compì tuttavia qualche azione degna di encomio, tra cui, l’acquistò per la somma di 400.000 lire la ricchissima collezione di antichità egizie composta, dopo lunghe ricerche da Bernardino Drovetti, e con la quale diede inizio al Museo Egizio di Torino; la stipulazione di accordi commerciali con il Marocco e la Turchia e fece riprendere l’organizzazione delle esposizioni commerciali .

Nel 1828 venne organizzato il Deposito de’ poveri infermi del Corpus Domini che, dopo il suo trasferimento in Borgo Dora prese il nome che conserva tuttora Piccola Casa della Divina Provvidenza conosciuto come Cottolengo.

Torino accolsero favorevolmente la salita al trono di Carlo Alberto, che abolì alcune atroci pene corporali e la pena di morte per furto, istituì il ministero di Grazia e Giustizia e il Consiglio di Stato, protesse i commerci e favorì gli scambi mercantili firmando vari trattati di commercio con l’Inghilterra e la Francia, e diminuì le tariffe doganali e regolò l’imposizione e la riscossione delle tasse.

Torino contava 125000 abitanti ed andava abbellendosi di nuove piazze e viali alberati; avviata a diventare protagonista della storia nazionale restava comunque una città nella quale era difficile vivere. La povertà al limite dell’indigenza affliggeva la maggior parte della popolazione; l’alimentazione insufficiente anche per coloro che avevano un reddito di lavoro, per i salari bassi, favoriva la diffusione di malattie molto gravi come colera e vaiolo; l’analfabetismo e l’alcolismo erano le piaghe della popolazione.

Nel 1832 si pubblicava a Torino quel libro che Cesare Balbo disse essere più nocivo all’Austria di una battaglia perduta: “Le mie prigioni” di Silvio Pellico che pubblicò e scrisse a Torino, al n. 20 di via Barbaroux.

Sempre nel 1832 si deve a Carlo Alberto una delle più felici decisioni in campo artistico, la costituzione della Galleria Sabauda, la maggior raccolta d’arte italiana e straniera.

Mentre maturavano importanti avvenimenti storici, Torino migliorava il suo aspetto e perfezionava i suoi servizi igienici, d’illuminazione e dei trasporti urbani con l’entrata delle prime linee di omnibus a cavalli. Si riassettarono le piazze Castello e Reale, si lastricò via Palazzo di Città, si arricchì la piazza S. Carlo con la statua di Emanuele Filiberto, una cancellata in ferro fuso con due statue di Castore e Polluce venne posta a separare le piazze Castello dalla piazzetta Reale.

Nel 1846 hanno inizio i lavori per la costruzione della ferrovia che dovrà collegar e Torino a Genova, una costruzione detta imbarcadero sarà la primitiva stazione di Porta Nuova.

Torino continuò a crescere e venne edificata l’attuale Piazza Vittorio sul vasto territorio lasciato libero dall’abbattimento della Porta di Po e dei relativi bastioni. Nell’area circostante venne costruito l’elegante Borgo Nuovo caratterizzato dalle abitazioni neoclassiche destinate alla nobiltà cittadina.

Nel 1844 l’Università di Torino venne affidata ad un laico dopo decenni di controllo ecclesiastico, nel 1847 la Banca di Torino gettò le basi per la futura Banca Nazionale del Regno e nel 1898 della Banca d’Italia.

La concessione dello Statuto Albertino e la guerra contro l’Impero Asburgico vedono accendersi il dibattito politico, la città è turbata ed eccitata da manifestazioni per la concessione della costituzione e la dichiarazione di guerra. Anche gli antichi palazzi torinesi dovettero adattarsi alla nuova scena politica, Palazzo Carignano ospitò la Camera dei Deputati mentre Palazzo Madama divenne sede del Senato.

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