martedì 19 marzo 2013

Capitale d'Italia

Dopo il 1849 il re Vittorio Emanuele II perseguì una politica per il rientro del Piemonte in guerra.

Dalla Camera dei deputati usciva il nuovo primo ministro, Massimo D’Azeglio che stipulò il trattato di pace con l’Austria, dinanzi all’ostilità dei deputati contro Massimo D’Azeglio il re sciolse un’altra volta la Camera e le elezioni vennere precedute dal proclama di Moncalieri, con il quale il re prospettava le difficoltà dello Stato agli elettori e ne raccomandava l’affluenza alle urne.

Torino era spettatrice e protagonista di quegli avvenimenti politici e intanto cresceva di popolazione e si ampliava verso le barriere di Nizza, Vanchiglia, Valdocco, Porta Susa e Boro San Donato, contava 130 mila abitanti.

Nel 1850 con l’approvazione delle leggi Siccardi si aprì un lungo contenzioso tra la gerarchia della chiesa cattolica e lo stato sabaudo.

Nel 1861 nasce il Politecnico, destinato all’attività didattica e di ricerca delle materie tecniche e scientifiche con laurea in ingegneria e architettura, la sua prima sede è il Castello del Valentino.

Al termine della seconda guerra d’indipendenza e dell’impresa dei Mille che portarono alla nascita del regno d’Italia, Torino divenne prima capitale d’Italia.

Nel 1865 la capitale venne trasferita a Firenze e i cittadini si rivoltarono contro il re e contro il presidente del Consiglio dei Ministri accusandolo di aver architettato lo spostamento della capitale.

Alla perdita di importanza politica la città rispose con un inizio di sviluppo industriale che l’avrebbe resa così importante per l’economia nazionale, dal 1866 Galvagno, divenuto sindaco, operò promuovendo la realizzazione di una rete di canali aventi la funzione di fornire energia alle prime industrie.

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